SI TE GRATA QVIES ET PRIMAM SOMNVS IN HORAM DELECTAT,
SI TE PVLVIS STREPITVSQUE ROTARVM, SI LAEDIT CAVPONA,
FERENTINVM IRE IVBEBO;
NAM NEQVE DIVITIBVS CONTINGVNT GAVDIA SOLIS …
(Orazio – Epistularum Liber I, 17, vv. 6-9)
SI TE GRATA QVIES ET PRIMAM SOMNVS IN HORAM DELECTAT,
SI TE PVLVIS STREPITVSQUE ROTARVM, SI LAEDIT CAVPONA,
FERENTINVM IRE IVBEBO;
NAM NEQVE DIVITIBVS CONTINGVNT GAVDIA SOLIS …
(Orazio – Epistularum Liber I, 17, vv. 6-9)

Il Capo

Chi osserva l’urna delle sacre Reliquie di Sant’Ambrogio, non vede il capo.
Un’antica tradizione, confermata del resto dalla pergamena di consacrazione della chiesa Cattedrale di Anagni, riferisce che esso sia stato deposto, con altre reliquie, nell’altare di detta basilica, quando fu consacrato dal papa Alessandro III il 30 Settembre 1179, alla presenza del vescovo Rodolfo di Ferentino, che l’aveva portata in dono. Nel 1905, in occasione delle Feste Centenarie di Sant’ Ambrogio, il vescovo Mons. Domenico Bianconi (1897-1922) in data 12 Giugno supplicò il Papa San Pio X (1903-1914), perché invitasse il confratello vescovo ed i canonici della Cattedrale di Anagni a compiere il nobile gesto della restituzione. Il Papa di proprio pugno il 13 Giugno 1905 aggiunse una nota di convalida alla supplica del Vescovo di Ferentino e la inviò a Mons. Antonio Sardi, allora vescovo di Anagni.
È interessante leggere soprattutto la lettera, con cui quest’ultimo il 19 Giugno 1905 rispose a Mons. Bianconi di Ferentino: Reverendissimo Monsignore, è mio desiderio che il noto affare sia condotto a fine con molta prudenza per non alterare la pace tra Vescovo e Capitolo. Mi permetta, perciò, di dirle che la supplica al Papa doveva farsi in modo che la mia persona non fosse affatto compromessa. Io, che aveva mostrato a lei il mio parere più favorevole, doveva rimanere fra le quinte, mentre nella detta supplica recito la parte pricipale. Se io la mostrassi, come è ora redatta, al Capitolo, chi mi salverebbe dai fulmini di coloro, che in un corpo mortale non mancano mai a prendere la parte contraria?
E quando la cosa fosse nota al popolo, tutti i moccoli non cadrebbero sulla mia mitra?
Per allontanare da me ogni fastidio, sarei di parere che Ella rinnovasse la domanda e la mandasse a mio fratello (Mons. Vincenzo Sardi – Segretario di S.S. per i Brevi Principi) colla preghiera che supplicasse il Santo Padre a dirigermi una lettera formale, esprimendo il desiderio che il Capo di Sant’ Ambrogio, donato già nel medioevo ad uno dei suoi Predecessori, torni, nella circostanza delle feste centenarie, a Ferentino, che per mezzo del Vescovo, del Capitolo e del Magistrato ve lo hanno supplicato.
Dico di rivolgersi a mio fratello, perché egli a nome del Papa già me ne ha scritto con interesse. Tenga a sé queste pratiche, poiché non sappiamo se risponderanno in fine ai comuni desiderii.
Le bacio il sacro anello, e mi confermo

Anagni, 19 Giugno 1905
di V. E. Rev.ma
Aff.mo come fratello
+ Antonio Vescovo di Anagni

Chi osserva l’urna delle sacre Reliquie di Sant’Ambrogio, non vede il capo.
Un’antica tradizione, confermata del resto dalla pergamena di consacrazione della chiesa Cattedrale di Anagni, riferisce che esso sia stato deposto, con altre reliquie, nell’altare di detta basilica, quando fu consacrato dal papa Alessandro III il 30 Settembre 1179, alla presenza del vescovo Rodolfo di Ferentino, che l’aveva portata in dono. Nel 1905, in occasione delle Feste Centenarie di Sant’ Ambrogio, il vescovo Mons. Domenico Bianconi (1897-1922) in data 12 Giugno supplicò il Papa San Pio X (1903-1914), perché invitasse il confratello vescovo ed i canonici della Cattedrale di Anagni a compiere il nobile gesto della restituzione. Il Papa di proprio pugno il 13 Giugno 1905 aggiunse una nota di convalida alla supplica del Vescovo di Ferentino e la inviò a Mons. Antonio Sardi, allora vescovo di Anagni.
È interessante leggere soprattutto la lettera, con cui quest’ultimo il 19 Giugno 1905 rispose a Mons. Bianconi di Ferentino: Reverendissimo Monsignore, è mio desiderio che il noto affare sia condotto a fine con molta prudenza per non alterare la pace tra Vescovo e Capitolo. Mi permetta, perciò, di dirle che la supplica al Papa doveva farsi in modo che la mia persona non fosse affatto compromessa. Io, che aveva mostrato a lei il mio parere più favorevole, doveva rimanere fra le quinte, mentre nella detta supplica recito la parte pricipale. Se io la mostrassi, come è ora redatta, al Capitolo, chi mi salverebbe dai fulmini di coloro, che in un corpo mortale non mancano mai a prendere la parte contraria?
E quando la cosa fosse nota al popolo, tutti i moccoli non cadrebbero sulla mia mitra?
Per allontanare da me ogni fastidio, sarei di parere che Ella rinnovasse la domanda e la mandasse a mio fratello (Mons. Vincenzo Sardi – Segretario di S.S. per i Brevi Principi) colla preghiera che supplicasse il Santo Padre a dirigermi una lettera formale, esprimendo il desiderio che il Capo di Sant’ Ambrogio, donato già nel medioevo ad uno dei suoi Predecessori, torni, nella circostanza delle feste centenarie, a Ferentino, che per mezzo del Vescovo, del Capitolo e del Magistrato ve lo hanno supplicato.
Dico di rivolgersi a mio fratello, perché egli a nome del Papa già me ne ha scritto con interesse. Tenga a sé queste pratiche, poiché non sappiamo se risponderanno in fine ai comuni desiderii.
Le bacio il sacro anello, e mi confermo

Anagni, 19 Giugno 1905
di V. E. Rev.ma
Aff.mo come fratello
+ Antonio Vescovo di Anagni

Fu necessario ottenere dal Papa un breve vero e proprio, che pervenne ad Anagni con la data del 10 Luglio 1905. Ma aperto con grande segretezza l’altare maggiore della Cattedrale di Anagni, il 20 Luglio 1905, con profonda loro meraviglia, del Capo di Sant’ Ambrogio non trovarono che una piccola parte della calotta cranica. Da Ferentino avevano preso parte alla ricognizione il Vescovo con i canonici Perlini e Zeppa. La reliquia fu sempre conservata personalmente da Mons. Domenico Bianconi ed alla sua morte (1922) fu presa in consegna dal Cancelliere Vescovile Mons. Ernesto Angelisanti. La notte del 12 Settembre 1943, dopo l’incursione aerea sull’areoporto di Frosinone, Mons. Angelisanti si rese conto che, per non mandar perduta l’insigne Reliquia, era più sicuro affidarla al nuovo vescovo Mons. Tommaso Leonetti (1942-1962), il quale in quei momenti di grande calamità fece voto a Sant’ Ambrogio che l’avrebbe composta finalmente in reliquiario, se il Santo avesse protetto la città di Ferentino dai bombardamenti e dalla sciagura della deportazione. Il che subito si apprestò a fare non appena terminata la funesta guerra.