SI TE GRATA QVIES ET PRIMAM SOMNVS IN HORAM DELECTAT, SI TE PVLVIS STREPITVSQUE ROTARVM, SI LAEDIT CAVPONA, FERENTINVM IRE IVBEBO; NAM NEQVE DIVITIBVS CONTINGVNT GAVDIA SOLIS … (Orazio – Epistularum Liber I, 17, vv. 6-9)
SI TE GRATA QVIES ET PRIMAM SOMNVS IN HORAM DELECTAT, SI TE PVLVIS STREPITVSQUE ROTARVM, SI LAEDIT CAVPONA, FERENTINVM IRE IVBEBO; NAM NEQVE DIVITIBVS CONTINGVNT GAVDIA SOLIS … (Orazio – Epistularum Liber I, 17, vv. 6-9)
Il telaio era noto fin dalla più remota antichità. Con l'invenzione del “passo” e del “contropasso” ossia l'azione regolare sui fili dell'ordito e della trama si sviluppò notevolmente la tessitura. L'introduzione della trama nel passo era fatta in Egitto, presso i Greci e i Romani. Questo lavoro artigianale della tessitura era fiorente in Ferentino. Le industrie tessili in Ferentino raggiunsero il massimo del loro sviluppo dal 1100 al 1200. Nei primi del 1800, il Governo Pontificio, inviò al comune di Ferentino 25 telai che dovevano essere dati in prestito alle ragazze, in procinto di sposare, per prepararsi il corredo nuziale. Finito il lavoro, il telaio, passava ad altre ragazze. Il primitivo telaio, costruito, in legno durissimo e stagionato, compiva il suo monotono, incessante movimento di andirivieni, intrecciando la trama e l'ordito, sorvegliato dalla manovratrice, “la tussurella”, mentre un'altra donna era occupata intorno al filatoio e all'arcolaio, sul quale dipanava una matassa. Le parti principali del telaio (tularu) erano: •SUBBI : due paletti rotondi di olmo dove si arrotolavano i fili e la tela (gli pannu) ; •PETTINU : pettine di canna; •LICCIAROLU CULU LICCI: un'asta di legno sottile lunga cm. 50 e larga cm. 30 dove venivano arrotolati con tanti nodi tanti cordicini da formare un pettine di cordoncino che serviva insieme al pettine a far passare i fili della tela •CASSA : dove stava incastrato il pettine •LA PUTACCHIA: due aste di legno dove si poggiavano i piedi. Queste legate con funicelle alla cassa e al pettine di cordoncini tiravano su e giù “lu licci”. •GLI COGNATURU: formato da una navicella con dentro un ferro, serviva per arrotolare il filo da formare tante sigarette di filo ” i canni “. •LA NAVETTA: la spola dove entravano ” i canni “. Per indurire e per non farli spezzare, i fili venivano passati alla “posuma” specie di impasto fatto di crusca cotta con olio. Ma ormai ” è passato il tempo che Berta filava o tesseva ” ; ne è rimasto solamente il ricordo.
Emidio Affinati da “Arti e Mestieri di Ferentino di Ieri”
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