SI TE GRATA QVIES ET PRIMAM SOMNVS IN HORAM DELECTAT, SI TE PVLVIS STREPITVSQUE ROTARVM, SI LAEDIT CAVPONA, FERENTINVM IRE IVBEBO; NAM NEQVE DIVITIBVS CONTINGVNT GAVDIA SOLIS … (Orazio – Epistularum Liber I, 17, vv. 6-9)
SI TE GRATA QVIES ET PRIMAM SOMNVS IN HORAM DELECTAT, SI TE PVLVIS STREPITVSQUE ROTARVM, SI LAEDIT CAVPONA, FERENTINVM IRE IVBEBO; NAM NEQVE DIVITIBVS CONTINGVNT GAVDIA SOLIS … (Orazio – Epistularum Liber I, 17, vv. 6-9)
E' il mestiere che si identifica con l'antica tradizione dei “lapidarii” i quali insieme ai “marmorarii” (ornatisti ed incisori) ed agli “sculptores” (scultori), riempirono il mondo di opere meravigliose, piegando il marmo e le pietre al dominio dell'arte. Il lavoro era duro, disagevole e pericoloso per cui con lo svilupparsi della tecnica moderna è passato nelle mani di artigiani e operai specializzati coadiuvati da macchinari e attrezzature che hanno alleggerito lo sforzo del lavoratore e sveltita l'azione elaborativa. Il compito dello scalpellino, comunque, consiste nel lavorare lastre e masselli di marmo, travertino o pietre per ricavarne elementi architettonici, ornamentali o costruttivi in genere. Dopo aver disegnato sul pezzo stesso o preparato separatamente le modine per le profilature ed i bozzetti, si sbozzava il massello da lavorare con subbia e gradine (scalpelli grossi dentati) per poi rifinir o con arnesi gradatamente più fini come scalpelli e unghietti. Nella tradizione ferentinate, spesso lo scalpellino si identificava anche con il mestiere di cavatore. Il territorio di Ferentino, infatti, è ricco di piccoli giacimenti di travertino anche se del tipo poco pregiato perché cavernoso e poco omogeneo.Da queste cave si estraevano piccoli massi che opportunamente lavorati dallo scalpellino venivano usati per l'edilizia come elementi strutturali (gradini per scale, stipiti di porte e finestre, balconi a sbalzo, cornicioni), architettonici ed ornamentali. Gli edifici di maggior interesse storico e artistico del centro di Ferentino (S. Maria Maggiore, Abside di S. Valentino, Chiese romaniche e campanili, case gentilizie, logge, bifore, trifore, palazzi medievali, Mercato Romano, capitelli e colonne) sono, infatti, costruiti con masselli squadrati e bocciardati di travertino locale. I frontali artistici, le cornici, i rilievi e gli elementi architettonici degli stessi edifici, sono ugualmente ricavati dai masselli di travertino lavorati a mano finemente con la semplice attrezzatura rappresentata dal mazzuolo, la subbia, lo scalpello, la gradina ed il bulino (scalpelletto molto sottile). Tali lavori, ovviamente, richiedevano tanta fatica, molto tempo e particolari inclinazioni per questo mestiere. Spesso, infatti, lo scalpellino otteneva risultati di buon livello artistico, come si può constatare in certi bassorilievi ed iconografie sui prospetti di chiese, case gentilizie e opere monumentali per il camposanto. Il mestiere dello scalpellino, nonostante le difficoltà, i sacrifici ed i rischi che comportava, si trasmetteva, come avveniva in generale per altri mestieri artigianali, di padre in figlio e di generazione in generazione con impegno e dedizione che oggi difficilmente si ritrovano a causa della ripetitività, dell'uso delle macchine, e della lavorazione industriale che non permettono all'operaio di sviluppare le proprie capacità creative e di ingegno.
Domenico Cataldi da “Arti e Mestieri di Ferentino di Ieri“
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